Pagine

sabato 13 luglio 2013

VALENTINO ZEICHEN - Pagine di gloria







Valentino Zeichen è per me una scoperta recente, poeta attivo già negli anni settanta, maestro nel sovrapporre le similitudini, ciò che ne viene fuori è un efficace effetto di straniamento.  

Il nome rimosso tratta da Pagine di gloria (1983) potete ascoltarla dalla voce dell'autore cliccando QUI

Altre poesie tratte dalla stessa raccolta, vista la difficile reperibilità dell'opera, le trovate di seguito.



Il nome rimosso


Ho volutamente confuso le tue iniziali
nell'impasto di molti nomi
ma il lievito della memoria
le evidenzia in una sigla che ancora mi abbaglia.

Dell'infanzia sopravvive uno scenario di guerra,
in un suo rifugio ho sotterrato
il mio amore per te
temendo che venisse distrutto
ma stento a riconoscerne il mascheramento.

Quando altri ti nominano in mia presenza
mostro un'indifferenza minerale
e mi fingo altrove
simile a un vaso dalla crepa girata
verso il vuoto oltre la finestra.

Al poligono d'addestramento
non miro più alla sagoma romantica
che di spalle mi ti ricorda.
Non mi è concesso di rivelare a chi appartengo
pur avendo sempre il tuo nome
sulla punta della lingua
come un colpo in canna
puntata all'altezza del cuore e
non comprendo perché mi manchi sempre
nonostante il ripetuto segnale di: "fuoco!".





Pneumatologia


Il parco automobilistico è indubbiamente superiore
in mobilità e numero ai portalettere
le sue ruote fungono da messaggeri inconsapevoli
e girano per destinatari senza nome.

I soli addestrati all'uso della posta pneumatica
per l'inoltro di messaggi amorosi
figurano i cani, che urinando sui pneumatici
corrispondono chimicamente.

Fissando vicendevoli aspirazioni
in formule iniziatiche
che purtroppo, solo i ricettori olfattivi
di quei simili sanno decifrare.




Lisca alata


Si eccitano i sensori del naso egizio,
come un ex gatto
della precedente reincarnazione
stravedo alla visione del cappotto
tessuto a spina di pesce.
Indossando un Pierre Cardin
del tutto simile
le propongo un gemellaggio;
la fratellanza si estende presto
agli strati seguenti dell'abbigliamento
che volano via dal corpo
come lische alate.
Eluso il divieto biblico
la volto di schiena
col pretesto di risalire
le tappe dell'evoluzione
lungo la spina dorsale
che appare spinata
non avvedendomi poi
di aver messo le mani
sulla sua radiografia.


***

Sentenzia Dario:
"La disgrazia fisica ha sempre prodotto della buona poesia".

A felice conferma della regola
i poeti e le poetesse assemblati
appaiono visibilmente
uniformi all'asserto.
Ma l'ardua ascesa
di tanta poesia odierna
proverebbe l'opposto; che i poeti
sono troppo aggraziati
o, viceversa, il suo abbruttimento
andrebbe imputato al transito
per corpi disgraziati?
Interpretazioni pretendenti
alla "costante" di Bellezza
si avvicendano per le nozze delle varianti
nel talamo dell'aporia.




Logistica

2.
Concentrare in Gran Bretagna un milione di soldati
e altrettante tonnellate di equipaggiamenti: camion
cannoni semoventi, blindati, cacciabombardieri e
disarmati ricognitori.
Puntare su di una onorevole percentuale di rischio, vedere
venire meno i conforti dei bollettini metereologici
indispettendo gli anfibi da sbarco
inondati dalla neutrale inimicizia del mare burrascoso;
sbarcare il bagaglio oltre la Manica, sul continente,
stabilirvi una testa di ponte
per poi gettare le riserve accatastate nella battaglia
manovrandone le sorti da giocatore mobile
che punta le fiches su tavoli disparati
in un casinò vasto quanto la Normandia.

3.
La retorica militare, con felice lapsus
riconosce a certi "corpi" il merito
di "aver scritto sul campo"
"autentiche pagine di gloria".
Non è illecito ridomandarsi
chi sarebbero i grandi narratori moderni
inventori del romanzo insiemistico
ad azioni individuali, multiple e parallele;
soltanto Musil, Kafka, Proust? o vi aggiungeremmo
scrittori come Eisenhower, H. Guderian, Zhukov
riservati autori di narrativa logistica.



Generare


In questa estesa tipografia della natura che è il mondo
si ristampano tutte le memorie genetiche; siamo ancora
i successori di coloro che sono appena nati che già
di noi lo saranno quelli che intanto sono giunti.

L'amore per la stampa accomuna i corpi
che compongono con caratteri ereditari,
stampiamo biglietti da visita,
per l'occasione la fedeltà anastatica ci tradisce,
quale variante si legge il nome dei figli.

Noi vorremmo eternarci nella copia
ma la natura più inventiva di noi
varia la monotonia dell'amor proprio
facendoci riprodurre il nostro dissimile
così
cadiamo nell'errore ortografico.



L'altra metà


Nella moltitudine di contenitori
che popolano il mondo invidiamo
quelle mezze scatole avvitabili
che per un incontro fortuito
hanno riconosciuto nel coperchio
l'altra metà mancante.
Evento mitico ricorrente nei sogni
che non ha mai luogo in vita,
né per oggetti gli umani,
risultando sempre vane le ricerche
intraprese, senza contare le spese.



Fagos


Nell'attuale congiuntura
sono il suo amante
abbinato alla cura dimagrante.

Non temesse di ingrassare
mi avrebbe già divorato ma
essendo carboidrato.

La linea che mi difende
dalla sua voracità
è la dieta lealtà.

Mi ha quantizzato in punti e
per la valutazione divengo
tassello della sua nutrizione.

All'onere del suo appetito
fornisco un supplemento
di surrogato sentimento.



Propaganda Fide


Malgrado i giorni del calendario appaiano
presidiati da santi militarizzati,
beati e pari specializzati
che fanno osservare l'ordine celeste
gli dei pagani sono nuovamente in orbita:
Jupiter, Apollo, Poseidon, Saturno.

Propaganda Fide potrebbe intentare un processo
all'areospaziale NASA, nel contenzioso di eresia;
ripopolamento degli strati gerarchici del cielo
con divinità gentili
sotto l'ambigua locuzione di satelliti.

Intanto, queste entità nominali
giganteggiano sui vettori
che si elevano dalle rampe di lancio
sprigionando un miracoloso alone di fuoco;
sfigura nella comparazione spettacolare
ogni altro evento religioso finora conosciuto
essendo prevalentemente dipinto.




Bibliografia


Area di rigore - Cooperativa Scrittori, 1974
Ricreazione - Guanda, 1979
Pagine di gloria - Guanda, 1983
Tana per tutti - romanzo, Lucarini, 1983
Museo interiore - Guanda, 1987
Gibilterra - Mondadori, 1991
Metafisica tascabile - Mondadori, 1997
Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio - Fazi, 2000
Carla Accardi. Pietrose distanze - con Achille Bonito Oliva, Essegi, 2000
Matrigna - romanzo, Il Notes Magico, 2002
Passeggiate romane - Fazi, 2004
Poesie. 1963-2003 - Mondadori, 2004
Neomarziale - Mondadori, 2006
Aforismi d'autunno - Fazi, 2010
Il testamento di Anita Garibaldi - romanzo breve, Fazi, 2011
Casa di rieducazione - Mondadori, 2011


mercoledì 12 giugno 2013

LE POLPETTE DI SANDRO PENNA, POESIA IN CUCINA.






Per l'anniversario di nascita del grande poeta Sandro Penna (12/6/1906) colgo l'occasione di offrire un omaggio a tutti i suoi lettori. Il nostro Sandro andava matto per delle polpette che dovevano essere preparate e servite alla sua maniera. Lo racconta con dovizia di particolari Enzo Giannelli in uno dei tanti aneddoti sul poeta perugino in L'uomo che sognava i cavalli.  E se aveste voglia di cimentarvi per ricordare il nostro in  modo allegro e cordiale,  ecco a voi la "sua" ricetta per una cena speciale!

RICETTA POLPETTE ALLA SANDRO PENNA

polpette normali, mollica di pane inzuppata nel latte, 2 o 3 uova a seconda della quantità di carne , aglio e prezzemolo tritati, parmigiano e pepe.
una quantità esagerata di noce moscata
+ tantissimo succo di limone
-  senza sale!

impanare e friggere in olio bollente, adagiare poi le polpette su abbondante salsa di pomodoro (2 barattoli di pelati da 1/2 chilo  e una più piccola di concentrato) che ha già cominciato a restringere.
Cuocere il tutto per tre quarti d'ora.

Servire a tavola e accompagnare con un panino all'olio (in bustina cellophane), un succo di frutta  pera o albicocca (Yoga in bottiglia grande a bocca larga).

per dessert o "dolcetto" come lo chiamava Sandro creme caramel in vaschetta (solo Dany- Danone).


sabato 20 aprile 2013

GIANNI AMELIO - La fine del gioco




Intervistatore: pensa che 11 milioni di telespettatori ti vedranno, conosceranno i tuoi problemi, sapranno chi sei, dove vivi...
Bambino: Che me ne frega degli spettatori! Loro stanno a casa loro e io sto qui dove sono, tra un paio di giorni me ne torno dentro, voi ve ne andate, chi vi vede più, chi vi conosce...

La fine del gioco, 1970


















Ho sempre apprezzato il cinema di Gianni Amelio sebbene spesso manchi di quella "leggerezza" che amo ritrovare anche negli autori più impegnati. Mi piace il suo sguardo morale e la centralità che nelle sue opere hanno i rapporti umani, mi piacciono i suoi eroi marginali, di solito disadattati e fuori dalle dinamiche di potere, a volte bambini. Fra i tanti personaggi di questa varia umanità che il regista ci ha regalato ritroviamo il carabiniere de Il ladro di bambini le cui scelte dettate dalla semplicità di cuore lo mettono in conflitto con l'autorità che rappresenta; il ragazzo emigrato a nord di Così ridevano il cui legame con il fratello maggiore è tanto forte da sacrificare la sua giovinezza in prigione da innocente al posto suo; e ancora il padre che si ritrova a riallacciare i rapporti col figlio tetraplegico anni dopo averlo abbandonato (Le chiavi di casa).

Amelio inizia la sua carriera di regista negli anni 70 con la televisione. Fra le sue prime opere abbiamo:
La fine del gioco (1970), Il piccolo Archimede (1979) e I velieri (1983) che vista la loro difficile reperibilità proporrò qui su questo blog.
Tutti e tre i lavori sono legati al tema dell'infanzia, isola fragile di solitudine e creatività.


La fine del gioco

Un giornalista televisivo (Ugo Gregoretti) conduce un'inchiesta sulle condizioni dei  giovani ospiti di una casa di correzione del sud Italia. Dopo aver raccolto panoramiche dei luoghi dell'istituto, sceglie uno dei ragazzi del centro, Leonardo di 12 anni, per fare un'intervista. Qui la telecamera è distante e raccoglie da lontano le paure del piccolo di essere ripreso e le raccomandazioni del giornalista che lo invita a parlare in italiano corretto e senza pause, lo rassicura con i trucchi del mestiere, gli ripete la scaletta delle domande.
L'intervistatore e il ragazzino si incontreranno di nuovo sul treno diretto verso il paese materno di Leonardo al fine di per ultimare le riprese.
E in questo incontro il dodicenne calabrese, lontano dalla telecamera, dice le cose che in televisione non si possono dire e lo fà dapprima in dialetto, poi in un italiano difficoltoso, pieno di tentennamenti. E' la sua verità sul collegio e quando il giornalista prende in mano il registratore e lo sollecita a ripetere la storia appena raccontata, di nuovo la realtà si sottrae al tentativo di catturarla, Leonardo non ricorda, diventa sospettoso, si chiude.
E il film disvela tutto il suo carattere di riflessione meta-cinematografica, Amelio con un approccio finto-documentaristico si interroga sul metodo, sulle responsabilità e soprattutto sulla possibilità di fare televisione-verità.


sabato 2 marzo 2013

LEONARDO FAVIO - cinema, impegno e canzone popolare







Leonardo Favio è stato una grande protagonista della cultura argentina,  scomparso da poco, novembre 2012, ha lasciato una filmografia e un repertorio di canzoni che sono diventate di riferimento per le generazioni successive.


Il corto, qui proposto con sottotitoli in italiano, è di una bellezza folgorante. E' un inno all'amicizia, una riflessione sulle classi sociali, sui rapporti di potere, sull'essere bambini ma soprattutto sa di cinema, quello vero. Spero porti il suo piccolo contributo a far conoscere l'opera di questo grande artista argentino, cantante, attore e cineasta, qui in Italia. Segue il corto un ricordo-aneddoto del regista, tradotto (approssimativamente) dallo spagnolo, l'originale in lingua è linkabile al termine dell'articolo.
Buona visione.








EL AMIGO SECONDO LEONARDO FAVIO

  
"Non potete neanche immaginare quanta gratitudine ho per i ragazzi  de La nave de los sueños per aver recuperato il mio corto". 
Visibilmente emozionato, il maestro Leonardo Favio era presente alla proiezione del suo unico cortometraggio EL AMIGO filmato nel 1960 e considerato perduto per decenni. Dopo un lunghe ricerche La nave de los sueños recupera l'opera perduta e organizza un incontro nella Biblioteca National per celebrare il ritrovamento. 


Questo corto nasce come un impegno che mi ero preso con quella che era a quei tempi la mia compagna, perche' io tutte le mattine le dicevo che andavo a studiare cinema con Torre Nilsson.
 E a dire il vero le dicevo questo per non essere piantato, avevo paura che mi lasciasse per qualche intellettuale o qualche tipo del cinema.
 E me ne andavo al bar dell'angolo, prendevo un caffe' con il latte, leggevo il giornale e alle due me ne tornavo. Ero d'accordo con Babsy (Torre Nilsson) che se lei gli avesse chiesto qualcosa, lui gli avrebbe detto che si, tutte le mattine andavo a studiare il cinema con lui.
 Fino a che arrivò il momento che non potei più mentirle perché mi domandò quando avrei iniziato a girare.
E allora come potei, alla svelta, girai questo corto. La fortuna fu che proprio grazie quell'esperienza con El amigo mi afferro' la passione per questa professione, e una volta che ti prende ti resta attaccata addosso tutta la vita.

Per tantissimo tempo, piu' di trent'anni, del corto non si seppe piu' nulla. Per me era ormai perduto, e fu recuperato grazie al lavoro e all'amore dei ragazzi de La nave de los sueños, mi chiamarono un giorno e mi dissero: abbiamo il tuo corto.
Me lo portarono sul set dove stavo lavorando al mio nuovo film Aniceto. E io non sapevo se rallegrarmene, se piangere, se ridere… Dopo tutto questo tempo mi credevo libero dai sensi di colpa (ndt per averlo perduto) ma me lo portarono e me ne presi cura.
Fu molto difficile, perche' come sapete a quei tempi non esistevano tutte le possibilita' che oggi offre il video, che e' un tesoro che appartiene alle nuove generazioni.
 Noi non avevamo quella fortuna. In quell'epoca le uniche possibilita' che avevo era filare in 16mm o in 35mm… Ci caricavamo con un mucchio di roba pesantissima, era veramente difficile.
In mezza giornata filmai quel corto, e tra le persone che vi presero parte, c'era nel ruolo di protagonista il mio amico Oscar Orlegui, che era un bambino, mio fratello minore Horacio e molti amici di gioventù. Una cosa simpatica di questo corto è che fu girato nel parco dei divertimenti dove conoscevo tutti da molto tempo prima.
 Quel parco dove io crebbi si chiamava Parque Japonés e stava dove ora c'è l'hotel Sheraton… Era un posto immenso, magico.
Il corto lo realizzai con un paio di bobine che mi prestò Torre Nilsson… A dirla tutta me le prestò un po' forzatamente, perché mi alzai la mattina molto presto, andai al laboratorio Agfa e gli dissi che mi mandava Babsy (Torre Nilsson) a rimediare due bobine. Quello me le diede e me ne andai.
 Quella settimana poi incontrai Babsy che mi disse: " Mi sta bene che giri il tuo corto però la prossima volta che ti serve qualcosa chiedila a me".

Questo corto di 11 minuti, che precede "Cronica de un nino solo", segnò l'inizio di una delle carriere cinematografiche più prestigiose del paese.
Una volta terminato il corto fu proiettato a Mar del Plata e lo stesso Torre Nilsson si complimentò.  Anche Leonardo Favio fu contento del risultato: "Mi sembrava che Fellini fosse un salame paragonato a me", ricorda.

traduzione da:
La Nave de los sueños recupera el primer corto de Leonardo Favio 



mercoledì 26 dicembre 2012

CAPITANI CORAGGIOSI - La canzone del pesciolino



"Oh, oh pesciolino non piangere più"  cantava Manuel il marinaio, davanti agli occhi stregati del balenotto bambino, in questo classico del cinema per ragazzi che è Capitani coraggiosi.






Tra le onde degli effetti speciali che introducono i titoli di testa possiamo leggere i nomi di Franz Waxman per la musiche e Gus Kahn per le parole.
In "Award-winning films of the 1930s" del 2004 la melodia del pesciolino è chiamata "Don't cry little fish" e attribuita agli stessi autori. vd The Mudcat Café

Ed Trickett a proposito del pezzo "Yea Ho Little Fish" incluso nel suo album "The Telling Takes Me Home" racconta che quella "ninna-nanna" gli fu insegnata da Mike Cohen nel 1963 e la si poteva ascoltare nel film Capitani coraggiosi, era chiamata "Manuel's Love Song" ed era stata scritta da  Gus Kahn e Franz Waxman; aggiunge che la melodia è molto simile a "Little Fish" uno dei motivi raccolti da John Meredith nel suo "Folksongs of Australia" e che Meredith ne riferisce l'origine portoghese con successiva diffusione nel North Queensland, Australia. vd  Folk & Traditional Song Lyrics - Yea Ho, Little Fish

Più probabile è che la fonte d'ispirazione provenga invece da un classico di Natale catalano "El noi de la mare"  del compositore Miguel Llobet Solér  (1878- 1938). E il pezzo  non ha niente a che fare con le storie di mare. Infatti la "mare" in català è la madre, e qui si riferisce a Maria, e "il ragazzo della madre" è Gesù.
Ve lo propongo di seguito nell'interpretazione di Andres Segovia.


 


Ed ecco la versione completa in italiano (quella del film)


La canzone del pesciolino


Io conosco una scuola laggiù in fondo al mar
e i piccoli pesci ci vanno a studiar 
là gli insegnano a scrivere con i calamar
e dall'amo essi imparano l’esca a rubar

Oh.. oh pesciolino non pianger vedrai                                                                                                  che un dì una balena tu forse sarai!

Con pinne e con coda per farti nuotar
e forse con l'ali per farti volar

Oh. oh pesciolino non piangere più
oh, oh pesciolino non pianger mai più!

La zuppa del cuoco nel mare cascò                                                                                                        da allor nessun pesce nei pressi girò.

Oh, oh pesciolino non piangere più,
oh,oh pesciolino non pianger mai più                                                                                                    
Il merlo al merluzzo gridò fatti in là
perch'io becco qui mentre tu baccalà

Oh, oh pesciolino non piangere più,
oh, oh pesciolino non pianger mai più!








martedì 25 dicembre 2012

FANNY OCH ALEXANDER - Natale in casa Bergman

E' la sera della vigilia di Natale, primi anni del novecento e un trenino di persone attraversa sala da pranzo, stanze sfarzose e corridoi  intonando a piena voce una deliziosa canzoncina natalizia...
Ora godetevi il trailer e se dopo come me avrete gli occhi umidi continuate pure a leggere, siete capitati nel posto giusto.





Prima o poi una bella recensione su "Fanny e Alexander" mi riprometto di scriverla, quello che vi propongo invece oggi è di insegnarvi la canzoncina!


"Nu det jul igen " è un canto di Natale tradizionale di origine danese,  il giorno della vigilia dopo cena ci si prende tutti per mano e cantando si gira attorno all'albero. Poi si scartano i doni.


Versione danese

Nu' det jul igen, og nu' det jul igen
Og julen varer li' til påske.
Nu' det jul igen, og nu' det jul igen
Og julen varer li' til påske.
Nej det' ikke sandt, nej det' ikke sandt
For ind imellem kommer fasten.

Versione svedese

Nu är det jul igen, och nu är det jul igen
Och julen varar väl till påska
Nu är det jul igen, och nu är det jul igen
Och julen varar väl till påska
Men det var inte sant och det var inte sant
För däremellan kommer fasta


Traduzione italiano

Ora è Natale ancora, ora è Natale ancora
E festa sarà fino a Pasqua
Ora è Natale ancora, ora è Natale ancora
E festa sarà fino a Pasqua
Non è vero,  non è vero
Perchè in mezzo c'è il digiun
Non è vero, non è vero
Perché in mezzo c'è il digiun



E per fare un figurone premete play di sotto e dopo esservi assicurati
di non avere svedesi attorno provate a cantarla così...

new year de juliena, new year de juliena
julien vora vel tiposka
viva idd santo, viva idd sant
fedeli nella come fasta



lunedì 26 novembre 2012

DARIO BELLEZZA - I poeti (maledetti), i gatti e l'amore.








Il Dario Bellezza poeta spara tutte le sue cartucce buone in due o tre opere poetiche che a mio modo di vedere sono ai vertici della produzione lirica italiana.

Di lui ho amato immensamente:
"Invettive e licenze" (1971), in parte "Morte segreta"(1976) e certi versi solari e disperati dedicati agli inseparabili felini che Dario adorava.

Se gli si perdona il maledettismo un po' di maniera e l'autoreferenzialità sfrenata, il primo Bellezza miscelando in cocktail mortale arte e vita,  regala poesia incandescente e finali da togliere il fiato,  raggiungendo esiti poetici notevolissimi.






Giorgio Crisafi legge Dario Bellezza.






Da "Invettive e licenze" - Garzanti 1971 (fuori catalogo)



A Pier Paolo Pasolini


M'aggiro fra ricatti e botte e licenzio
la mia anima mezza vuota e peccatrice

e la derelitta crocifissione mia sola
sa chi sono: spia e ricattatore
che odia i suoi simili. E non trovo

pace in questa sordida lotta
contro la mia rovina, il suo sfacelo.

Dio! Non attendo che la morte.
Ignoro il corso della Storia. So solo
la bestia che è in me e latra.


***


Alla fermata del tram, a mezzanotte:
insieme alla mia carezza salivi e via
mentre veloci i miei morti piangevano
dagli occhi la loro nuova serale morte.

Tu, via! Nel notturno puntuale
a destinazione dentro le materne lenzuola.
Io baciato dalla fortuna dentro il solito
snack a pugnare con gli anonimi sguardi

col mio sguardo ubriaco, i soliti
supplì in bocca a masticare lentamente
e vuoto di seme camminavo
solo pedinato soltanto da qualche
infelicità.

Ancora addio "occhi belli", "belli capelli"
che dietro di me ti affanni ad inseguire.
Che la tua ombra non mi pesi troppo addosso
ora che non la posso più abbracciare.


***

Ascoltavo la morte nel mio sogno
di pazzo dirmi all'orecchio soave:
"Ti trascuro. Non verrò mai da te."

Allora mi ricordai di te e mi svegliai.
La morte mi era a lato. La notte
riempiva la stanza del silenzio.
Alla finestra la luce della luna. E

nel mio cuore un presentimento.


***

Non si vedrà per tutto l'inverno
il mio ragazzo venire dal lattaio
con la busta del latte da mezzo litro:
tutti penseranno che il radicato
nel mio cuore aspetta malato
che io arrivi con la busta in mano.

Non si vedrà per tutta la primavera
il suo ritorno; le lacrime invano
scivoleranno dalle mie guance:
tutti penseranno che mi ha lasciato
solo nella mia grande casa.

Non si vedrà per tutta l'estate
la sua abbronzatura cittadina,
ma al mare, uguale ai più tranquilli
e solitari ragazzi, lo immagineranno
silenziosamente disteso sulla sabbia.

Non si vedrà in autunno alcuno
bussare alla mia porta marroncina:
tutti mi guarderanno con tristezza
perché questa è la stagione dei morti.

***


A Carlo Betocchi

Sterile figlio della notte feconda
il rimorso appeso al filo del sonno

canta le sue sottili nenie, la sua ira
attraverso le coltri mezze nere
ma le sue grandi ali variopinte
non si spezzano all'urto del sonnifero
ospitale. Quando nato da un sogno

l'incubo ci porterà a te spiaggia
di un nostro perduto mare,

la tua fronte stellata, i tuoi occhi
scolorati baceremo e come

colombe dal desio chiamate
chiameremo l'amore col suo nome
maledetto.


***


Dio mi moriva sul mare
azzurro, sul suo pattino dove
mi aveva invitato ad andare.

Ma fu la gelosia, la normalità
dei ragazzi a spingermi a rifiutare,
ad alzare le spalle alle battute
salaci.

L'odore del mare riempiva
le navi e tu cantavi negli occhi
ridarelli vittoria.


***


Bruciavi d'amore e voluttà
sul tram, nei calzoni scoloriti
dall'estate.

Sull'erba matta dei giardini
di notte i nostri abbracci.

Noi,
le generazioni sterili per la morte.




Da "Io" - Mondadori 1983 (fuori catalogo)



Ti basta un filo di cotone, un pezzo
di carta raggomitolando il tutto
niente parole per fortuna, solo
qualche bacetto dato di nascosto
al tuo faccino davanti allo specchio
di tutte le meraviglie. In paradiso
ci andrai dritta, con vele bianche
e la fanfara, io a stento ti terrò
dietro sapendo di fermarmi
molto prima.


***


Una giornata di maggio, piovosa
il cielo lassù senza speranza
incerto, timido di pioggia
da buttare purificando le Creature.
Io passai, fantasma assorto
in un peccato paradisiaco
davanti a rovine antiche
e lì tre creaturine miagolanti
m'invitarono a soffrire con loro.
Erano dentro una busta di plastica:
umidi di guazza ma vivi, ed io
li raccolsi davanti a tutto
il concerto di gatti randagi
che aspettavano il cibo dalle gattare.
Io ero ormai un gatto: gli occhi
di sirena delle femmine-gatto
mi guardavano cantando mentre
accorrevo al trepido soccorso.
Io fuggivo con la busta, e le gatte
mi correvano dietro contente.
I ciechi pulcini si agitavano
in cerca delle poppe
che io non avevo, armandomi
di un sottile contagocce.
Fui certo di perdermi
in quell'universo gattesco...


Bibliografia:

POESIA:


  • Invettive e licenze, Garzanti, 1971
  • Morte segreta, Garzanti, 1976
  • Libro d'amore, 1982
  • Io, Arnoldo Mondadori Editore, 1983
  • Colosseo - Apologia di teatro, Pellicanolibri 1985
  • Serpenta, Arnoldo Mondadori Editore, 1987
  • Libro di poesia, Garzanti, 1990 
  • Gatti e altro, Fermenti Editrice, 1993 (con illustrazioni di Francesco Paolo Delle Noci)
  • L'avversario, Arnoldo Mondadori Editore, 1994
  • Proclama sul fascino, Arnoldo Mondadori Editore, 1996
  • Poesie 1971-1996, Arnoldo Mondadori Editore (raccolta)